Cronaca

Sandokan interrogato da due settimane: il boss svela alla Dda le sue 'verità nascoste'

Francesco Schiavone è detenuto al carcere de L'Aquila. A 70 anni e dopo 26 di silenzi ha deciso di parlare con i magistrati

Il boss dei Casalesi Francesco Schiavone Sandokan

Al momento c'è il massimo riserbo ed ogni sua parola viene presa con le dovute cautele dalla Dda di Napoli. Quel che è certo è che il superboss del clan dei Casalesi Francesco Schiavone, noto come Sandokan, sta parlando con i magistrati a cui sta svelando i suoi segreti. 

Interrogato da due settimane

Da circa due settimane gli organi inquirenti lo stanno interrogando sulle dinamiche, i legami, i delitti. Un fiume di rivelazioni che aprono nuovi scenari al vaglio della magistratura e dei carabinieri del nucleo investigativo di Caserta che ora indagheranno, cercando i dovuti riscontri, su quella che sembra essere una svolta epocale nel panorama criminale. A confermare l'avvio della collaborazione con la giustizia del boss "Sandokan" Francesco Schiavone sono anche la Direzione Nazionale Antimafia e la Direzione distrettuale Antimafia della Procura di Napoli, che hanno avviato i primi colloqui con l'ormai ex boss del clan dei Casalesi. Nella giornata di ieri i carabinieri hanno proposto ai familiari di essere inseriti nel programma di protezione. 

Un anno fa la prima richiesta di abbreviato

L'inizio con la collaborazione avviene al culmine di quello che sembra essere stato un passaggio graduale, iniziato già lo scorso anno. Era gennaio del 2023 quando Sandokan, intervenendo nel corso del processo per il triplice omicidio di  Luigi Diana, Nicola Diana e Luigi Cantiello - avvenuto nel 1983 -, aveva chiesto il rito abbreviato. Era per la prima volta, un primo segno di stanchezza per il boss oggi 70enne. Poi il trasferimento al carcere di L'Aquila, lo stesso dove era detenuto il boss siciliano Matteo Messina Denaro. Da lì ha chiesto di parlare con i magistrati e raccontare le sue "verità nascoste".

Ascesa e caduta del boss

La carriera criminale di Schiavone inizia da autista del narcontrafficante Umberto Ammaturo. Nel 1981 diventa affiliato della "Nuova Famiglia" di Antonio Bardellino e Mario Iovine. Bardellino lo inserì nella delegazione che partecipò a uno storico summit che si svolse nella tenuta di Lorenzo Nuvoletta, a Marano, dove ai rivali della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo fu comunicato di non mettere piede nella zona dell'agro aversano. Quando Cutolo fu sconfitto, Schiavone si impose assumendo la leadership del clan. Prima l'omicidio di Bardellino - avvenuto in Brasile nel 1988 e su cui di recente sono state aperte nuove indagini - poi quello di Mario Iovine a Cascais, in Portogallo. Divenuto il leader incontrastato, sotto la guida di Sandokan il clan dei Casalesi ha iniziato il processo di infiltrazione dell'economia legale con investimenti in bar, ristoranti, lidi, cooperative agricole, società che producevano e vendevano calcestruzzo, appartamenti, auto e autocarri. Nel 1998 in un bunker di via Salerno a Casal di Principe il boss venne arrestato. E' stato condannato all'ergastolo nel maxi processo Spartacus e poi ha subito altre condanne per vari reati, tra cui diversi omicidi. 

Gli altri pentiti eccellenti del clan

Sandokan non è il primo boss della cosca casalese a parlare. Il primo a svelare i segreti dei Casalesi fu suo cugino Carmine Schiavone che nel 1993 ruppe il muro del silenzio ed omertà che proteggeva come un fortino il sodalizio mafioso. Tra i pentiti eccellenti va citato anche Domenico Bidognetti, detto Bruttaccione, cugino del boss Francesco Bidognetti, alias Cicciotto 'e Mezzanotte. Poi è stata la volta di un altro superboss, Antonio Iovine, detto 'O Ninno, che nel maggio del 2014 inizia a parlare con i magistrati. Nel 2018 inizia a rompersi la cortina di omertà degli Schiavone, con il pentimento di Nicola, primogenito del boss. Poi nel 2021 tocca ad un altro figlio, Walter. 


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