Cronaca

Detenuto incappucciato e picchiato in carcere, un agente casertano tra i dieci indagati

Il pm della Procura reggiana ha chiesto il rinvio a giudizio per i poliziotti penitenziari. Il video della violenza negli atti dell'inchiesta

Il pestaggio del detenuto nel carcere di Reggio Emilia

C’è anche un agente casertano tra i dieci della polizia penitenziaria del carcere di Reggio Emilia, indagati a vario titolo per tortura, lesioni e falso. Per loro la Procura reggiana ha chiesto il rinvio a giudizio.

I fatti risalgono allo scorso 3 aprile: un pestaggio brutale ai danni di un detenuto, 40enne di origini tunisine, andato avanti per circa dieci minuti, iniziato nel corridoio del penitenziario e poi proseguito sulla porta alla cella. Incappucciato con un federa bianca ben stretta al collo dagli agenti, messo pancia a terra con uno sgambetto e poi preso a pugni sul viso e sul costato. Poi, ancora, calpestato con gli scarponi e trattenuto per vari minuti per braccia e gambe dagli agenti della polizia penitenziaria. Infine spogliato e sollevato di peso, sempre col cappuccio in testa, fino a essere trascinato in cella. Le violenze sono state riprese dalle telecamere interne del carcere, un video finito agli atti dell'inchiesta della Procura reggiana.

Qualcosa di "brutale, feroce e assolutamente sproporzionato rispetto al comportamento del detenuto", aveva scritto il gip Luca Ramponi che a luglio ha emesso un'ordinanza di interdizione dal servizio per dieci indagati. Misura poi revocata per uno degli indagati, assistito dall'avvocato Sinuhe Curcuraci. L'agente 26enne è stato l'unico a rispondere alle domande del giudice, mentre tutti gli altri indagati sentiti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Il poliziotto aveva dichiarato che "il detenuto si fosse procurato le lesioni da solo, in un altro momento" e aveva fatto notare che nel filmato delle telecamere di sorveglianza "teneva fermo delicatamente il detenuto per un minuto su un totale di mezzora di filmato, senza fare nulla e che in quel momento nessun altro lo avesse colpito".

Sentito da Today, il legale Curcuraci ha affermato che il suo assistito si sia trovato coinvolto casualmente nei fatti mentre passava attraverso il corridoio (dove per l'accusa sarebbe avvenuto gran parte del pestaggio) e che il tunisino si sia provocato le ferite in altro modo, facendo riferimento al fatto che, in cella, la presunta vittima avrebbe rotto il lavandino per attirare l'attenzione, ferendosi con i cocci. Secondo l'avvocato, l'accusa non starebbe facendo distinzione tra le posizioni degli indagati. Il suo assistito, in particolare, non avrebbe firmato nessun atto e non sarebbe quindi passibile dell'accusa di falso. Né, tantomeno, di quella di lesioni o di tortura.

Secondo quanto ricostruito nel corso dell'inchiesta, il detenuto tunisino era appena uscito dalla stanza del direttore, dopo aver avuto una sanzione di isolamento per condotte che avevano violato il regolamento carcerario. Mentre si dirigeva verso le celle le telecamere riprendono come sia stato incappucciato, sgambettato e poi colpito dagli agenti mentre si trovava già a terra. L'uomo sarebbe stato quindi sollevato di peso, sempre con la federa a comprimergli il capo, e a quel punto denudato. Poi sarebbe stato condotto verso la cella e nuovamente picchiato. Lì, nonostante le richieste di aiuto, sarebbe rimasto per più di un'ora. Per cercare di attirare l'attenzione avrebbe quindi rotto il lavandino della cella cominciando a ferirsi coi cocci. Le immagini delle telecamere mostrerebbero le inferriate d’ingresso della cella da cui fuoriusciva il sangue. Dopo circa un'ora sarebbero quindi intervenuti in suo soccorso un medico e un altro detenuto. In seguito la presunta vittima ha presentato una denuncia che ha dato il via alle indagini.

All’esito dell’attività investigativa il sostituto procuratore Maria Rita Pantani ha chiesto il rinvio a giudizio per i dieci agenti. L’udienza preliminare è stata fissata per il 14 marzo davanti alla Gup Silvia Guareschi. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Federico De Belvis, Alessandro Conti, Luigi Marinelli, Pierfrancesco Rossi, Carlo De Stavola, Sinuhe Cucuraci, Nicola Tria, Luca Sebastiani (per la vittima).


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