Cronaca

Estorsioni del clan Ligato, chiesti oltre 46 anni di carcere

La Dda ha invocato pene durissime per la moglie ed i figli del boss

I sequestri dei droni durante l'operazione

Chiesti 46 anni di carcere complessivi per i fratelli Raffaele Antonio, Felicia, Pietro Ligato, la madre Maria Lubrano e Fabio, accusati di estorsione, tentata estorsione e di lesioni personali, aggravati dalla finalità di agevolare il clan camorristico Lubrano-Ligato, egemone nel comune di Pignataro Maggiore.

Sono le richieste di condanna formulate dal sostituto procuratore Simona Belluccio della Dda di Napoli nel processo che si sta celebrando con rito abbreviato dinanzi al gup Antonio Baldassarre del tribunale di Napoli. Le condanne richieste dal magistrato antimafia sono: 15 anni di reclusione per Pietro Ligato; 10 anni e 10 mesi per Raffaele Antonio; 9 anni e 4 mesi per Felicia Ligato; 7 anni per Maria Giuseppa Lubrano madre dei Ligato a cui è contestato un episodio di estorsione in concorso con i figli maschi; 4 anni per Fabio Papa. Si torna in aula nel mese di dicembre per l’inizio delle discussioni dei legali.

Raffaele Antonio, Felicia e Pietro Ligato nonché Fabio Papa - assistiti dagli avvocati Carlo De Stavola, Emilio Martino, Marco Argirò - furono raggiunti da provvedimenti cautelari in carcere che hanno costituito il risultato di un’intensa attività investigativa svolta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta, unitamente ai colleghi del Comando Compagnia di Capua. Le indagini, coordinate dalla Dda di Napoli, furono avviate nel mese di agosto e condotte attraverso un’ampia piattaforma tecnica ed una mirata attività esterna di riscontro, che ha consentito di disvelare la realizzazione di condotte estorsive decennali compiute, sin dal 2007, nei confronti di imprenditori operanti nel settore delle onoranze funebri a Pignataro Maggiore, i quali, subendo azioni intimidatorie, avrebbero corrisposto la somma di 3mila euro mensili. Gli inquirenti hanno accertato, inoltre, il compimento di un’ulteriore presunta estorsione ai danni di un imprenditore di Pastorano, al quale si imponeva la consegna di un lotto del cimitero di Pignataro Maggiore oppure la somma di 18mila euro.


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